Le origini della civiltà celtica

Con il termine Celti si indicano un numero elevato di popolazioni che abitarono in modo del tutto autonomo la maggiore parte dell’Europa tra l’ VIII secolo a.C. e il I secolo d.C. . La sopravvivenza di regni celtici indipendenti nelle isole britanniche durerà fino a tutto il basso medioevo. Pur condividendo lingua, cultura, e tradizioni religiose, esse non furono mai governate da un unico re, ma suddivise in tribù diverse ognuna insediata in un proprio territorio. I Celti, definiti anche Galli o Galati, a secondo dell’interpretazione romana o greca, erano guerrieri temibilissimi ma anche abili agricoltori e ottimi fabbri, raffinati orafi, esperti nella realizzazione di utensili e armi in ferro e bronzo, e abili commercianti con tutti i popoli affacciati sul bacino mediterraneo. Gli archeologi individuano nella civiltà celtica due fasi distinte. La prima è nota come epoca di Hallstatt, collocata tra il 750 e il 450 a.C. circa; il suo nome deriva dal villaggio austriaco di Hallstatt, dove sono stati rinvenuti i più antichi manufatti ed insediamenti celtici. La seconda fase è detta epoca di La Tène, dalla località nei pressi del lago di Neuchatel, in Svizzera, e va dal 450 a.C. al 50 d.C. circa. In possesso di utensili decisamente più sofisticati di quelli utilizzati in precedenza nell’Europa centrale, i Celti erano in grado di rendere coltivabili territori molto più vasti rispetto ai loro predecessori. Ottenevano quindi raccolti più abbondanti e , dato che la popolazione disponeva di derrate alimentari in quantità, la vita media era più lunga: tutto questo portò ad un progressivo aumento della popolazione determinando ondate migratorie sempre più massicce che ebbero il loro culmine tra il IV e il II secolo a.C.. I Celti e la loro civiltà si espansero quindi in tutta Europa in cerca di nuove terre da coltivare e nelle quali insediarsi; presenti fin dal VI secolo a.C. nella fertile valle del Danubio e nei territori attualmente occupati da Francia, Belgio, Spagna, Portogallo, isole Britanniche, tutta l’Italia settentrionale alpina e padana fino alla Romagna compresa, nel III secolo a.C. raggiunsero l’attuale Turchia, con frequenti incursioni nell’area greca. La società celtica rispettava la classica tripartizione indoeuropea divisa in guerrieri, artigiani e capi spirituali,
compresi in tribù o Touta guidate da un capo che in numerosi casi poteva anche essere una donna.
Ogni popolo occupava un territorio molto vasto e le persone vivevano in piccole comunità piuttosto che in grandi insediamenti. I Celti pur essendo molto colti, seguivano la tradizione orale per ciò che concerne l’apprendimento delle varie forme del sapere, e quindi non utilizzavano la scrittura se non in forma iniziatica ( ogham). La dieta alimentare dei Celti era molto ricca e varia: i cereali costituivano una parte fondamentale del loro pasto quotidiano composto da grano, farina, una sorta di porridge, spelta, farro. Inoltre utilizzavano una grande varietà di legumi quali piselli, fagioli, lenticchie serviti insieme agli stufati, il tutto accompagnato da una ottima birra fermentata (cervogia). Consumavano anche carne di cinghiale, cervo e maiale. Le abitazioni dei Celti erano prevalentemente a pianta rotonda, a volte quadrata o ovale; i muri erano in pietra o graticcio rivestito di fango con il tetto fatto di canne, paglia o erica e in taluni casi, legno. Abbigliati in modo lussuoso e dai colori sgargianti, camicione, bracae e mantello gli uomini, lunghe vesti cucite sui lati e scialli le donne, i Celti sono descritti dai classici romani e greci come estremamente dediti alla cura della propria persona e del proprio decoro, come testimoniano i numerosi gioielli e monili,
bracciali e fibule, collane ( torques) ed anelli rinvenuti nelle campagne archeologiche effettuate in tutta Europa.
I Celti erano rinomati in tutto il mondo allora conosciuto per le loro doti guerresche: utilizzati da tutti gli eserciti, da Annibale a Dionigi di Siracusa, combattevano con ardore e fierezza indomita in file uniche, fianco a fianco con gli appartenenti alla propria tribù, sprezzando la morte, convinti sostenitori della reincarnazione e dell’onore dell’individuo. Combattevano con lancia, spada e scudo, abilissimi cavalieri ed esperti nell’uso del carro da guerra, a loro si devono importanti innovazioni come la cotta di maglia in uso fin dal III secolo a.C.. Integratisi perfettamente con le popolazioni autoctone, come in Italia settentrionale con Liguri, Salassi, Leponzi e addirittura Etruschi, ebbero vita tranquilla per oltre due secoli, fin quando si scontrarono con la spinta imperialistica ed egemonica romana avendo la peggio. Le battaglie più famose per quanto concerne la Gallia Cisalpina furono: Talamone, presso Orbetello, nel 225 a.C. in cui le tribù galliche persero oltre 50000 uomini Clastidium, Casteggio (PV) nel 222 a. C. ove i guerrieri celtici subirono la definitiva disfatta, venendo spinti sulle montagne della Lombardia.
Tracce importanti ed inequivocabili del retaggio celtico sono tuttavia presenti ancora ai giorni nostri, in tutta l’Europa continentale e insulare. Nelle feste religiose, nel sostrato linguistico, nelle fiabe, leggende e racconti dei nostri Padri, nell’abilità artistica ed artigianale nell’amore per la Madre Terra e nella spiritualità, nell’industriosità e nell’animo indomito dei nuovi guerrieri…. L’anima celtica abita ancora l’Europa!!

Riccardo Graziano

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